lunedì, febbraio 27, 2006

Perchè, purtroppo, Sanremo è Sanremo


Parappapapaparà, parappapapaparà, parappapapapapara para, pa pa rà!!!!!
E'arrivato di nuovo il giorno dell'inaugurazione del Festival di Sanremo, edizione 2006. Pare sia passato un sacco di tempo dall'ulitma edizione e risulterei banale se facessi qui il solito giochino di chiedere a voi, pochi ma buoni abituèe di questo blog, di farmi l'elenco degli ultimi tre vincitori della nota kermesse.
Per chi non se lo ricordasse l'anno scorso il dubbio onore è toccato a Francesco Renga con la sua "Angelo", pezzo sicuramente sopra la media dei precedenti vincitori ma che costringerà probabilmente il buon ex-Timoria ad essere ricordato principalmente per quella canzone. Personalmente l'anno scorso avevo il mio cavallo di battaglia, colui che speravo trionfasse a mani basse. Nicola Arigliano ed il suo swing quartet con "Colpevole". Secondo me non ha vinto perchè un uomo di novant'anni suonati, che regge l'anima coi denti e che ha bisogno del leggio davanti per cantare le sue canzoni non dà una bella immagine del festival (nonostante gli sia toccato il premio della critica).
Quest'anno si parla di grandi novità (come tutti gli anni, del resto), Panariellone nostro che tira la baracca (e forse è l'unica nota positiva insieme alla Victoria Cabello che spero faccia un gran casino sul palco) ed super ospiti di netta marca holliwoodiana. Oggi, il primo di loro è il noto pilota di jet John Travolta che passa dalla febbre del sabato sera al magone del lunedì notte per essere salito sul palco dell'Ariston.
Insomma, ancora una volta mancherà la materia prima: le canzoni. Tra ritorni altisonanti come quello di Anna Oxa e di Ron e la riscoperta della categoria giovani, ho come il presentimento che sarà il personaggio più di moda a vincere sabato sera. Volete sapere il nome del favorito numero 1? Tappatevi gli orecchi e cominciate a disperarvi: Dolcenera. Una che quando canta sembra sempre che sia sull'orlo del conato di vomito (con quella sua tendenza ad enfatizzare ogni singola parola stile Mario Merola in versione femminile).
Comunque voglio essere positivo. Anche quest'anno ho per chi tifare: gli Sugarfree. Perchè? Perchè sono talemente ridicoli che è impossibile non provare tenerezza. Inoltre il cantante è totalmente ossessionato dal sesso che diventa anche imbarazzante ascotarlo. E' la sua unica preoccupazione e ragione di vita (in "Cleptomania"...apri almeno le tue gambe verso me... ed in "Cromosoma"...sono nato solo per possederti...lasciami insinuare dentro te tutti i miei tentacoli d'amore...Roba da brividi). Poi, diciamocela tutta, lui è brutto che non si può guradare ma nonostante ciò si dimena e si atteggia come se fosse l'individuo più sexy mai uscito dal ventre di madre natura. Il titolo della loro canzone mi lascia presagire che anche a Sanremo lo vedremo scatenare tutto il suo arsenale ormonale sugli spettatori italiani. Il pezzo s'intitola "Solo Lei Mi Ha". Fate un pò voi.
Buon festival a tutti... ricordatevi sempre che di solito su Rai3 ci sono tanti bei programmi ed il telecomando è sempre a portata di mano.

martedì, febbraio 21, 2006

Anch'io amo il wrestling... dovrei vergognarmi?

Credo che non esista niente di peggio che essere buonisti a tutti i costi. Cosa intendo per buonismo? Trasudare bei sentimenti o valori e fare di tutto per metterli in mostra.
Questo post nasce da due notizie apprese di recente nei circuiti nazionali e locali (chi mi conosce sa la mia attenzione ai fatti prettamente giornalistici) e devo dire, con una mano sulla pancia per trattenere lo sdegno che esce dallo stomaco, che sono una più bella dell'altra.
Notizia nr.1 (quella nazionale): Il MOIGE, ossia il Movimento Italiano Genitori, ha chiesto ed ottenuto dal governo italiano la limitazione del merchandise della WWE, la massima federazione mondiale del wrestling, colpevole di commercializzare nel nostro paese modelli che incitano alla violenza gratuita ed ad un concetto positivo di dolore. Quindi, meno action figures, meno videocassette, meno figurine.
Notizia nr.2 (strettamente pratese): una scuola elementare (della quale non farò il nome) ha espressamente vietato ogni tipo di maschera rigurdante i lottatori di wrestling durante la propria festa di carnevale. La motivazione è pressochè la stessa della news precedente. Pena: nota a casa diretta ai genitori.
Ora, io mi chiedo: perchè questo accanimento contro la lotta libera?
OK, magari la WWE non è proprio un monumento di correttezza e di buon esempio ma non vi sembra che qua si stia un pò esagerando?
Il wrestling come lo intendiamo noi esiste da circa venti anni e dalle gesta dei vari Hulk Hogan e Macho Man Randy Savage, che andavano in onda su Italia 1, non è mai esistito un periodo di stanca di questa attività. Semplicemente, la copertura televisiva è ripresa da circa tre anni riportando i bacchettoni moralisti contro questo tipo di sport entertaining. Il MOIGE, soprattutto, composto da personaggi notevolmente repressi che credono che un bambino, per stare bene, dovrebbe rimanere chiuso nella sua stanza, 24 ore su 24, senza contatti con l'esterno, si è trasformato pian piano in una vera e propria lobby che ha diversi referenti (come si è visto per la legge in questione) a Montecitorio e che ha combattuto anche contro le veline in tv, le parolacce alle 16.30 ed i cartoni animati giapponesi (per le varie allusioni al sesso). Insomma, uno dei gruppi più ignobili mai nati in Italia.
Per quanto riguarda la seconda notizia, siamo in piena caccia alle streghe. Solo un osservazione: e se qualche bambino decide di vestirsi da militare? O da Moschettiere? O da ultras con spranga annessa? La nota lì non ci sarà? Ovviamente no.
Il mio parere è che il wrestling sia assolutamente solo da guardare ed è compito dei genitori fare capire ai figli che ciò che vedono è pura finzione, puro intrattenimento. Per loro però sarà un pò più difficile spiegare le scene di morte che vedono quotidianamente sui TG e che vanno in onda senza problemi di censura. Sarò scemo, ma io vedo tanta violenza anche nei programmi di Costanzo e della De Filippi.
Io continuo a guardarlo, lo adoro e se mi capita l'occasione tornerò a vederlo dal vivo (a Livorno è stato grandioso).

mercoledì, febbraio 15, 2006

Il giorno in cui il calcio finì.


La storia che sto per narrarvi non è una storia di fantascienza, non è un parto di una mente malata che decide di inventare una favola della buonanotte che, per contrappasso, non fa addormentare nessuno e non è neppure una leggenda metropolitana. Questa storia racconta di fatti realmente accaduti. Fatti di cui non vorremmo mai sentir parlare, di un passato che ritorna a galla per mordere le chiappe a chi non crede o a chi non ha fede. Un racconto terribile, che ha un preciso inizio e una precisa fine. Sappiamo la data dello spaventoso misfatto e pure l'ora: 18 GENNAIO 1981, ore 15.
Siamo a Firenze, più precisamente allo stadio Artemio Franchi. E' in programma la 13° giornata del girone di andata del campionato di serie A. Sul manto erboso del suddetto stadio scendono in campo due squadre: una con la classica divisa viola, l'altra con una maglia color arancione acceso. E'il giorno della disfatta,il giorno del crollo. Il giorno di FIORENTINA - PISTOIESE.
Ebbene si. Gli odiati cugini possono vantare un primato rispetto a Prato. Loro la serie A l'hanno vissuta davvero, solo per un anno, ma che in seno ad una rivalità sportiva senza limiti con la città dei cenci è un macigno che pesa milioni di quintali.
Le due squadre arrivano allo scontro diretto sorprendentemente a pari punti (11 per la precisione) con una posizione mediana di classifica. L'animo dei tifosi viola è già surriscaldato, una sconfitta provocherebbe una crisi nera con conseguente discesa in zona retrocessione. Dal canto loro, la Pistoiese è la rivelazione assoluta. Partita come oggetto misterioso, si è rivelata una buona squadra e viene da una netta vittoria esterna per 3 a 1 sul campo del Catanzaro.
L'allenatore gigliato Carosi manda in campo la seguente squadra: Galli, Contratto, Tendi, Galbiati, Guerrini, Casagrande, Sacchetti, Manzo, Fattori, Antognoni, Bertoni. Risponde il D.T. Fabbri con: Mascella, Zagano, Borgo, Benedetti, Berni, Lippi, Badiani, Agostinelli, Rognoni, Frustalupi, Chimenti. Nonostante gli arancioni schierino il futuro allenatore della nazionale, uomo di grande esperienza e l'ex interista Frustalupi non fanno paura e il signor Mattei di Macerata dà l'inizio al match.
34 minuti. 34 minuti per sprofondare all'inferno. Il gol di Rognoni gela lo stadio. Nessuno se lo aspettava. Per alcuni attimi il cuore di Firenze smette di battere per poi riprendere incessantemente ad incitare la squadra un minuto dopo. Passano cinque minuti e la bandiera Antognoni sigla il pareggio su rigore. Di nuovo il cuore più leggero e la sfida meno tesa... prima che Badiani firmi un minuto prima di andare al riposo il gol del 2 a 1. Per tutto il secondo tempo i viola assaltano la porta di Mascella, sbagliando sempre e rischiando di subire il terzo gol in contropiede.
Quando arriva il fischio finale, la curva fiesole gurada incredula il tabellone: Fiorentina - Pistoiese 1-2. Scoppia una contestazione ferocissima, i tifosi vorrebbero entrare in campo e linciare uno ad uno i propri giocatori. Una macchia che non verrà mai più cancellata. Neppure la vittoria al ritorno per 1 a 0 con un autogol di Rognoni (chi di gol ferisce...) potrà lenire l'onta subita.
Come è finito il campionato? A consolazione di noi fiorentini, la Pistoiese ha chiuso il torneo all'ultimo posto con una serie di record negativi e senza mai vincere nel girone di ritorno. La Fiorentina si assestò al quinto posto e condusse un dignitoso campionato fino alla fine (per la cronaca: scudetto alla Juventus).
In conclusione: si, ok, la Fiorentina di allora aveva Antognoni ma se ci fosse stato questo signore a fianco, dubito che le cose sarebbero andate nello stesso modo.

giovedì, febbraio 09, 2006

Il giornalista che divenne leggenda.


Adesso facciamo tutti un bel quiz: quanti di voi sanno chi è quest'uomo nella foto?
Mi chiedo quante volte lo abbiate visto, magari distrattamente, in qualche servizio giornalistico in inglese (precisamente, in americano. C'è differenza non crediate...) e non vi è passato nemmeno per la testa di domandarvi chi fosse. Probabilmente, impegnati in tutt'altre faccende, ve ne siete sbattuti allegramente (va beh, da un lato è pure giusto) ma per una persona che studia giornalismo questa faccia significa tantissime cose. Lo possiamo chiamare in tantissimi modi diversi: mito, dio, icona. A mio avviso, solo una definizione però calza davvero a pennello ed è quella di leggenda vivente.
Vi presento Walter Cronkite, semplicemente il più grande anchorman della televisione americana.
Il suo stile unico ed inconfondibile ed una dialettica sempre imparziale ed al totale servizio del cittadino medio, lo hanno reso celebre in tutti e cinque i continenti e rispettato da chiunque abbia solo anche approcciato il mestiere della comunicazione per poco tempo.
Un baluardo aziendale (legato da sempre ad un solo network: la CBS), un esempio mirabile della famosa massima "the right man, in the right place, at the right time". Per farvi capire l'importanza del soggetto in questione vi voglio solo ricordare alcuni avvenimenti commentati dal nostro in diretta nazionale (se non addirittura, mondiale):1- l'atterraggio di Neil Armstrong sulla Luna. 2- fu il primo a dare notizia dell'assassinio di Kennedy. 3- annunciò l'inizio e la fine della guerra in Vietnam. 4- scandalo Watergate: sempre il primo sulla notizia.
Il suo volto bonario, ma al tempo stesso autoritario come potrebbe essere un professore di liceo o un amministratore di una piccola azienda, ha accompagnato almeno tre generazioni di americani ogni giorno e l'America, così tanto avvezza a stringersi intorno a simboli nazionali, lo ha subito adottato come patrimonio assoluto come potrebbe essere una foresta o un monumento di enorme importanza. Oggi, Walter il grande, ha 90 anni e continua (seppur a rango ridotto) il suo lavoro, come se la missione che si è prefissato di compiere andasse avanti anche dopo il suo trapasso, che spero, arrivi almeno tra altri vent'anni.
Perchè questo articolo? perchè tutte le volte che accendo un telegiornale italiano e vedo le faccie dei nostri anchorman, alla loro ipocrisia, a come passano da uno sguardo triste e tormentato che accompagna una notizia di morte ad un'espressione che è il massimo dell'allegria alla notizia successiva, mi ferisce profondamente (il caso di Studio Aperto è eclatante: a metà strada tra il dramma psico-sociale ed il gossip più degenerato).
Aspettiamo, allora, la nascita del Cronkite italiano. Sperando non passino mille anni.

venerdì, febbraio 03, 2006

Il "prezzo" per chiamarsi Lou Reed


Scusate, ma non me ne ero proprio reso conto. Firenze è improvvisamente tornata una meta piuttosto interessante per gli eventi musicali "di grido".
L'agenda musicale fiorentina si sta riempiendo di appuntamenti che suscitano la fantasia di nostalgici puristi del rock artigianale d'annata (leggi Deep Purple, al Saschall il 13 febbraio), che ripercorrono, non senza ripetizioni, la breve annata d'oro del Brit Pop (leggi Oasis, il 6 al Mandela Forum) e che schierano i capi saldi della musica italiana in prima linea (visti i nomi ci sarebbe da mettersi a piangere: Ligabue il 15 alla Flog ed i Negramaro il 23 sempre al Mandela Forum).
Eppure, tra i tanti concerti, un nome su tutti ha catturato la mia attenzione e la mia fantasia: Lou Reed è in giro in Italia e porta il suo show proprio nel nostro capoluogo. "Grande", ho pensato, "è la migliore occasione che ho per vederlo. Si, si, ci vado, ho deciso. Quanto costerà il biglietto? In fondo è Lou Reed. Non sarà mica come quei bastardi che fanno i tour mondiali con un sacco di date e che si fanno pagare i concerti a peso d'oro in modo da mettere da parte un bel gruzzoletto in vista della pensione? E' l'ex cantante dei Velvet Undergound, un gruppo, magari non proprio il massimo del populismo, ma sempre molto attento ai problemi giovanili. No, me lo potrò permettere di sicuro!"
I miei dubbi sono stati subito fugati... nel peggior modo possibile! CINQUANTA EURO!!! No, dico, avete presente quanti sono cinquanta euro? Sono tanti anche per chi lavora normalmente, figuratevi per uno studente universitario! La notizia me l'ha data Alberto Mariotti, detto Babi, fine conoscitore musicale e compagno d'università.
Probabilmente, capendo il mio visibile sconforto, ha provato ad addolcirmi la pillola con un'altra notizia: "Lo sai che il 10, invece, c'è John Cale a Scandicci?"
Attimo di pausa: il mio viso si ridesta dal torpore e comincia a riacquistare colore: chi è John Cale è presto detto. La viola magica e spettrale degli stessi Velvet Underground che, con un album appena uscito "Black Acetate", porta avanti un tour che passa assolutamente in secondo piano rispetto a quello del suo ex compagno di gruppo. Costo del biglietto? Quattordici euro.
Riflessioni. D'accordo, sei Lou Reed. Hai scritto cose memorabili, hai segnato un epoca con i tuoi pezzi ma è anche vero che da qualche anno stai perdendo (comprensibilmente, vista l'età) colpi. Intanto anche i tuoi ultimi lavori sono stati giudicati malissimo e qualche anno fa hai acconsentito che uno squallido Dj remixasse un tuo grande capolavoro come "Satellite Of Love", estirpando dalla canzone tutta la poesia e il pathos tipici della tua musica. Certo, suonerai a Firenze, al Saschall, mica nella modesta Scandicci, intima e quasi nascosta cittadina nell'hinterland fiorentino.
Il rispetto per i fan, quello che probabilmente Cale ha e che tu, dopo oltre quarant'anni di carriera, hai cordialmente buttato nel cesso nel nome dei soldi e prostrandoti di fronte agli interessi delle varie majors, vale molto di più di cinquanta euro che, sommati alla durata dello show (dubito che andrà oltre l'ora e mezza), non potranno mai trasformare un concerto da scadente a grandioso.
Tranquillo Lou. Non andrò a vedere Cale, il tuo amicone. Come non sarò sotto il tuo palco. Ma spero davvero che ogni fan di buon senso se ne stia a casa con la coperta sulle gambe e con una Moretti in mano.

mercoledì, febbraio 01, 2006

Frasi Jolly: come salvarsi da una situazione intricata


Cari amiconi del modem, il mio personalissimo benvenuto alla "Tana del Nich", l'antro dove tutto è lecito. Questo nuovo blog, nato da appena un'ora, porta insieme alla sua venuta al mondo la segreta (ma nemmeno tanta) speranza di diventare nel minor tempo possibile il punto di riferimento per tutti coloro che vogliono conoscere per poi dimenticare in mezzo secondo netto.
La moda dei blog ha ormai preso piede: ispirato dal mio mentore ed unico protettore delle fantasie contorte su Internet, il grande ed eccellentissimo Francesco Battaglia (detto Frank War), ho deciso di aprire anch'io uno spazio libero nella rete essenzialmente per due motivi: 1- ho cose abbaastanza rilevanti da dire, 2- poca gente vuole ascoltarle ma che ci volete fare, son duro di natura...
Il primo argomento col quale si inaugura il blog dopo la sua lunghissima gestazione (la foto ritrae la mia tastiera attuale mentre cercavo di capirci qulacosa) rigurada come uscire da una discussione apparentemente senza scampo. Quante volte vi siete trovati di fronte al classico amico petulante che vi snocciola trattati chilometrici sull'inizio dell'esistenzialismo coatto nella Cina del XII° secolo o qualsiasi altro argomento di cui non ve ne frega un beneamato c...o? Chiaramente al secondo minuto di conversazione avete già staccato il cervello e lì accade il dramma umano: parte la domanda "tu che ne pensi?". Terrore, Panico, voglia di morire...
Tranquilli. Dovete sapere che esiste una serie di frasi che vanno bene per qualsiasi occasione che non vi faranno probabilmente diventare dei geni del sapere ma che vi fanno salvare la faccia.
Ecco a voi una breve ma significativa lista:
-SCUSA, SAI CHE ORE SONO?
-EH, MA QUANDO C'è LA SALUTE...
-A TUTTO C'è RIMEDIO TRANNE CHE PER LA MORTE
- SAI MICA DOV'è IL BAGNO?
- LA RADICE DI 36 è 6
- CHE PALLE SVEGLIARSI ALLE 8
- CHI HA PRESO L'INTER DI RECENTE?
- MANGIO VERMI, MANGIO VERMI, MANGIO VERMI...
Il bello è che il vostro amico vi guarderà un pò torvo all'inizio poi, come per una misteriosa reazione sociale, capirà di essere lui fuori argomento e voi vi compiacerete nella vostra mediocre e fantastica eleganza culturale.
Ce ne sarebbero altre ma per ora mi fermo qui...