mercoledì, maggio 31, 2006

Fuoco, cammina con me.


Siccome c'è in giro per la rete qualche buontempone che mi istiga ad aggiornare il mio post non contando che anche il buontempone in questione possiede un blog tutto suo, ho deciso non solo di aggiornarlo, ma di sfidarlo anche nel suo territorio preferito, nell'arena dove i leoni ruggiscono e le spade vibrano scontrandosi sotto il sole cocente: nell'arena delle serie televisive.
Premessa d'obbligo: non c'è paragone tra le produzioni d'oltreoceano e le nostre. Quando senti dire Una 44 per l'ispettore Callaghan pensi immediatamente ad una pistola micidiale in mano ad un poliziotto della madonna. Ma appena senti Una 44 per Ciro Scapece ti viene da pensare ad un paio di scarpe troppo larghe per una persona che al massimo può fare l'ortolano. E così, in questa lotta impari, spunta fuori una serie datata 1989 (in Italia arrivò solo un anno dopo) che ha tenuto col fiato sospeso ed attaccati al video milioni e milioni di italiani, tutti accomunati ed ossessionati da un unica lacerante domanda: CHI HA UCCISO LAURA PALMER?
Per chi ancora non lo avesse capito sto parlando di TWIN PEAKS.
Chi se la ricorda? La vita di una tranquilla ed anonima cittadina sconvolta dall'uccisione della ex reginetta del liceo diciassettenne, che viene ritrovata sulle rive di un lago nuda ed avvolta da un telo di plastica. Una serie fantastica che ha dato il primo successo ad un grandissimo regista: David Lynch. Perchè ne parlo? Perchè è nata in me da poco la passione per queste avventure e devo ringraziare una sola persona per avermi trasmesso tale passione: Fabrizio Lucherini, professore di "Tecniche della sceneggiatura cinematografica e televisiva" che nell'ultima lezione ci ha mostrato l'episodio pilota della prima stagione. Vi dico, che tutti i miei colleghi sono rimasti assolutamente scossi ed ammutoliti dopo la proiezione. Qual'è stata la più logica conseguenza appena tornato a casa? Buttarmi a corpo morto su Ebay e vincere all'asta il cofanetto che entrambe le serie per un prezzo veramente irrisorio.
Brevissimo riassunto. Laura viene trovata morta in un involtino di nylon e ciò sconvolge totalmente gli equlibri della fragile cittadina di Twin Peaks, dove è molto popolare e amata. Oltre alle autorità locali, indaga l'FBI nella persona di Dale Cooper (Kyle MacLachlan, i più attenti lo avranno già visto in "The Doors" dove interpretava Ray Manzarek e nei "Flintstones"), detective enigmatico e problematico, sconvolto da visioni paranormali e convinto che l'assassino sia lo stesso serial killer a cui sta dando la caccia da più di un anno. Il punto centrale della storia sta nel ritrovamento del diario di Laura dove vengono a galla i segreti e le perversioni di tutti i suoi insospettabili cittadini. Inoltre, la frase che dà il titolo al post è la stessa che viene ritrovata sul luogo del presunto omicidio, scritta col sangue su di un pezzo di carta, ma è anche la frase che dà il titolo ad un film (divenuto un cult in America) dove si raccontano gli ultimi giorni di vita di Laura (nell'asta c'era anche questo film. Non potevo proprio lasciarlo lì, via...).
Prima di "X-Files" e di "Beverly Hills", questa serie ha unito milioni di persone, ognuna con la sua soluzione del caso. Ha segnato un epoca e posto le basi per le future produzioni di genere e, tutt'ora, resta qualcosa di inarrivabile e di difficilmente eguagliabile nonostante numerosi tentativi di imitazione. Un capolavoro memorabile forse dimenticato troppo presto.
E adesso, la provocazione: appena arriverà il cofanetto invito tutti gli utenti di questo blog ad una proiezione di qualche episodio, o anche del film, in modo da potervi far capire il gioiello nascosto di cui sto parlando e scommetto che sarete d'accordo con la mia appassionata disamina.
La verità è la fuori?
In questo caso no.

domenica, maggio 21, 2006

Non è colpa mia se sono bello, bello, bello in modo assurdo!!!


Avete mai visto la demenza camminare a braccetto con la genialità? Nemmeno io, finchè non ho posato gli occhi su Ben Stiller.
Erano anni che Holliwood non sfornava un talento comico simile. E' uno di quei personaggi che ha una potenza ironica talmente grande che anche se non dice nulla riesce a far sbellicare lo spettatore e farlo saltare sulla sedia dal ridere. Ogni suo film è un monumento assoluto alla comicità e ricalca a lunghi tratti la grande tradizione della commedia americana degli anni 50 e 60, per intendersi, quella di Marylin Monroe in "Quando la moglie è in vacanza" o "A qualcuno piace caldo" e le avventure dissacranti del duo Dean Martin - Jerry Lewis.
A parte il fatto che non sbaglia un film ma si è creato attorno a sè una vera e propria aura di rispetto che lo ha portato a recitare con i grandi come Robert De Niro e Dustin Hoffman negli sghangherati episodi di "Ti presento i miei" e "Mi presenti i tuoi?". Inoltre da qualche tempo ha cominciato a produrre i suoi film in modo da poter avere il massimo controllo sulle sue opere e su quelle dei suoi amici. Già, esiste una "Banda Stiller", se si può chiamare così, nel quale è come se ci fosse un patto di collaborazione tra di loro. Ogni membro della banda appare sempre nei film degli altri membri. Fanno parte della combriccola Owen Wilson (Starsky & Hutch, Zoolander), Vince Vaughn (Dodgeball), Will Ferrell (Anchorman: La leggenda di Ron Burgundy) e Jack Black (L'invidia del mio migliore amico). Per la cronaca i cinque non hanno mai recitato insieme. Se accadesse sarebbe la fine del cinema serio. Definitivamente.
Sono tre comunque, i film indispensabili per osservare Ben in tutto il suo splendore: Zoolander (il migliore), Starsky & Hutch e Dodgeball.
Zoolander è un capolavoro ed il vero manifesto della Stillermania: interpretato, scritto, prodotto e diretto da Ben Stiller, per attori il padre di Ben Stiller (Maurie Ballstein) e la moglie di Ben Stiller (la giornalista). E' qui che viene totalmente a galla la follia di quest'uomo, la storia di un modello completamente deficente che si approccia ad un computer come un uomo delle caverne. La foto lo ritrae nell'espressione che lo ha reso immortale: la Blue Steel, inarrivabile per ogni altro modello su questo pianeta.
Dodgeball è un altro monolite di demenza: qui interpreta la parte di uno spietato titolare di una palestra che fa di tutto per acquisire la scalcinata palestra del suo rivale e dirimpettaio Vince Vaughn. Come risolvere la cosa? Con un torneo di palla avvelenata. Se non è idiozia questa...La frase clou è senza dubbio "nessuno mi fà sanguinare il sangue sanguinante" seguita a ruota da "noi cobra viola vi faremo vedere i sorci verdi".
Un uomo meraviglioso insomma, con carisma da vendere e talento a pacchi. In fondo non tutti possono vantare il titolo di essere "bello bello in modo assurdo"!

giovedì, maggio 11, 2006

I Pearl Jam a Pistoia?! Qualcuno mi svegli

Non posso credere a quello che sta accadendo. Otto anni. Otto lunghi anni passati da quella indimenticabile ultima performance italiana all'arena di Verona. Ed ora il digiuno sta per terminare. I PEARL JAM TORNANO IN ITALIA PER BEN 5 DATE 5!!!!!!!!!!!!!
Li aspettavo a gloria per il tour di "Riot Act" quattro anni fa ed invece i nostri hanno chirurgicamente evitato il nostro paese nonostante in Europa abbiano toccato mete come Francia, Germania, Norvegia (cosa avrà questa più di noi?) e Inghilterra. Intanto, gli anni passavano ed i segni del tempo cominciavano già a farsi sentire sui volti, un tempo giovani e forti e soprattutto sui pezzi del gruppo di Seattle. Ormai, non ci speravo più. Non aspettavo nemmeno il miracolo al quale di solito ci si aggrappa in situazioni del genere: Non avrei mai visto dal vivo il gruppo che più mi ha influenzato ed esaltato nella mia esistenza.
Ma ecco l'impensabile. Non solo tornano in Italia, ma addirittura a pochi metri da casa mia. A PISTOIA. IN PIAZZA DUOMO!!!!!!!! ROBA DA NON CREDERCI!!!!!
Reazione spontanea: alzo la cornetta e chiamo il mio amico Rudy che, ovviamente, è già al corrente dell'evento: "Tranquillo - mi dice - ci stiamo muovendo per andare a Verona". Nella mia mente cominciano a transitare le mille immagini che Vedder, McReady, Gossard, Ament e Cameron sono riusciti a regalarmi nel corso degli anni. Quante volte mi sono ascoltato "Ten", "Vs" o "Vitalogy" e quante volte ho suonato quei pezzi da solo convinto di essere coi miei idoli sullo stesso palco. Quante tonnellate di cover bands ho dovuto reggere facendo finta di trovarmi al cospetto dei 5 ragazzi di Seattle (niente contro i "Ten Club" o i "No Code", ma non è proprio la stessa cosa).
Non c'è posto per Verona? Vada per la buona vecchia Pistoia che, ad un tratto, mi sta pure più simpatica. Ah, potenza della musica...
Adesso non mi resta altro che comprare il cd. Così la mia Polo si dirige verso il mio negozio di fiducia: il Jumpin' Jack Music di Agliana dove il mio amico proprietario Marco (nonchè altro fans sfegatato dei PJ) mi consegna il nuovo album della band intitolato, semplicemente, "Pearl Jam" . Mi comunica che ha già i biglietti per Verona e Torino, oltre a quelli pistoiesi e che passerà una settimana alla caccia del pass per il backstage. Lo mando sonoramente a f.....o e proseguo il discorso. Mi mostra dal suo computer le ultime esibizioni live promozionali al Saturday Night Live, al David Letterman Show ed al Cool Britain. Non c'è che dire, i ragazzi sono in forma, Vedder è visibilmente dimagrito e salta come un grillo, mentre il resto del gruppo è più affiatato che mai.
Con l'emozione di un bambino che scarta il regalo di natale sotto l'albero, apro il cd e lo infilo nel lettore. Lo sento tutto d'un fiato come se fosse un immersione in apnea senza possibilità di risalita. Il risultato è discreto (intendiamoci, non memorabile. Imparagonabile ai primi tre dischi) ma con un paio di grandi spunti: "Comatose" è la nuova "Spin The Black Circle" e "Severed Hand" è la più "pearljamiana" del disco (probabilmente sarà il prossimo singolo). Da segnalare, delicate ballatone come "Gone" ed "Inside Job" e pezzi un pò più elaborati come "Marker In The Sand".
Ora sono pronto per lo show. Marco mi ha detto che sarà un grande spettacolo. Una vera festa per tutti i fans italiani. Lo spero davvero e spero davvero di non potermi mai dimenticare quella giornata. Una giornata che passerò al cospetto di un gruppo, magari non gigantesco nella storia del rock, ma capace di trasmettere le emozioni più genuine che si possano immaginare.

ESCAPE IS NEVER THE SAFEST PATH, A DISSIDENT IS HERE!