Si può essere tifosi, si può essere fieri dei colori della maglia alla quale si tiene ma essere ciechi detrattori e fare finta di niente non si può proprio fare. In un mondo come quello del calcio, ormai del tutto privo di principi morali e regole precise, erano rimaste poche figure degne di essere ricordate con un sorriso, figure che, anche se affrontate da avversari, incutevano rispetto e ammirazione. Una di queste persone è Gianluca Pessotto.
Allora anche i giocatori di calcio sono infelici? A quanto pare si. Lasciamo stare per un attimo i soldi, la fama, il successo e le donne e pensiamo a quel momento buio di angoscia che attanaglia ogni uomo, povero o ricco, famoso o sconosciuto, potente od umile. Salire su di un abbaino della sede della Juventus, rosario in mano e gettarsi nel vuoto. Un gesto inspiegabile, se non si considera la depressione che è nascosta sempre dietro l'angolo, che non fa mai distinzione di nessuno e colpisce tutti indistintamente. Eppure non c'era nessun motivo per lui di compiere quel fatidico passo giù dalla finestra, un giocatore che ha vinto tutto: 6 scudetti con la Juve, una Coppa dei Campioni, una Intercontinentale e via dicendo, nonchè, vicecampione d'Europa con la nazionale nel 2000. Si parla dello stress accumulato nel passare da giocatore a team manager e, con le scarpette ben salde al chiodo, del rapporto incrinato con la moglie. Non volgio parlare (seppure nel mio piccolo blog) di questi argomentoni. Il problema è che si sono fatte un sacco d'ipotesi su questo fatto che intreccia cronaca e sport, ancora una volta, travalicando il dramma personale di un uomo, lasciato da solo con i suoi demoni (a quanto pare ben nascosti) e che probabilmente ha ritenuto una serie di situazioni troppo pesanti da sostenere. Il rispetto è ciò che manca. Un rispetto che Pessotto non ha mai fatto mancare sia in campo che fuori durante i suoi lunghi anni di professionismo (non mi ricordo aoolutamente di una sua espulsione o di un fatto particolarmente clamoroso che lo riguardasse) e che merita di essere ricambiato. Il vero tifoso fa così verso gli avversari: sfottò, ma mai disprezzo verso i colori avversari (voglio ricordare che l'unico gol segnato da Pessotto in serie A fu contro la Fiorentina) perciò vorrei davvero che tutti coloro che passano per queste pagine si unissero a me nell'augurare a Gianluca Pessotto che torni presto tra noi e che sia, ancora una volta, membro dell'ormai ristretto gruppo della faccia pulita del nostro calcio.
mercoledì, giugno 28, 2006
domenica, giugno 18, 2006
Giù i gomiti!
Post velocissimo ma alquanto significativo. Devo ancora sbollire la delusione mondiale di ieri sera, quando un'Italia veramente disarmante non è andata più in là dell'1 a 1 contro gli Stati Uniti. Facile vincere e far bella figura con il Ghana eh? Ed ora? Credo proprio che adesso sia nel clan azzurro sia in patria tra giornalisti, tecnici e semplici tifosi ricomincerà a crescere quel sentimento, tipicamente italico, che ci fà sentire (questo si) tutti italiani: la sindrome della "strizzata di culo", una sensazione che comprende paura, tensione, disfattismo, supponenza e mancanza di fiuducia. Già si sente dire: "ora la Repubblica Ceca ci farà vedere come si gioca", "ma dove si vuole andare? il Brasile ci mangia vivi", oppure "Lippi ha sbagliato a levare Totti e doveva mettere Inzaghi". Per aprire una piccola parentesi: il nostro gioco di ieri sera consisteva nel seguente illuminato schema: palla a Pirlo e dita incrociate. Ora, una volta va bene, due, tre, quattro... ma tutti i novanta minuti!!!! Il centrocampista del Milan è un gran campione, ma da qui a farlo diventare Mosè che apre le difese i due col solo pensiero...
Comunque sia mi voglio concentrare un pò sulla follia pura che ha attaccato Daniele De Rossi al momento della sua gomitata. E' un anno che la FIFA dice "occhio, perchè ai mondiali sarà tolleranza zero", "gomitate e falli da dietro saranno rossi diretto" e puntualmente il giocatore della Roma si fà cogliere in errore. Considero De Rossi un giocatore importante (nonostante la giovane età) ma il suo temperamento è ancora troppo irruento e se Lippi ha intenzione, come sembrerebbe, di affidargli il centrocampo della nazionale anche negli anni venturi, sarà il caso che il suo legnoso caratterino venga smussato e anche in fretta.
Chiudo con un episodio enciclopedico per farvi capire la gravità del suo gesto. Usa 94, Italia - Spagna, quarti di finale. Tassotti colpisce con una gomitata al volto a palla lontana Luis Enrique. Non viene nemmeno ammonito, ma grazie alle immagini televisive viene squalificato per 7 giornate (sottolineo, 7 giornate) che gli causano l'addio alla nazionale a mondiale finito. Credete che il fatto che la gomitata sia avvenuta in un'azione di gioco sia un'attenuante? In più, consideriamo l'aspetto politico: quando c'è l'Italia di mezzo, andarci con la mano pesante è quasi divertente per la federazione mondiale, soptrattutto, in relazione a ciò che sta avvenendo all'interno dei patri confini.
Pensandoci bene anche il nome richiama a qualcosa. Daniele De ROSSI!
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